Mentre mi accingo a scrivere questo post ho terminato il mio periodo di formazione parigina da più di un mese. E sento già una nostalgia profonda…
Provo a condensare in questo post quanto ho imparato negli ultimi intensi mesi, comprendenti l’esperienza delle ultime tre settimane trascorse a Parigi, all’Ecole Lesage, dove ho completato il tableau (vai a questo post per saperne di più). Osservandolo ora che è terminato, non posso fare a meno di riconoscere ogni singolo elemento posato con concentrazione e precisione. Un impegno immenso, che mi ha donato una grande soddisfazione finale.
Un po’ come una metafora, ricamare questo disegno kitsch dalla prima all’ultima settimana mi ha fatto riflettere soprattutto su come il ricamo si “imposta” sulla mia vita e ne diviene fulcro creativo, grazie al quale posso generare una sovrapposizione continua di immagini, situazioni, emozioni e desideri. Non importa che i segni siano tracciati con una penna, un pennello o un filo. L’importante è tracciare il proprio segno, scrivere la propria storia, narrarsi. In un modo o nell’altro, il ricamo è il mio strumento di narrazione.
Ricamando, la mente segue i propri pensieri indisturbata. Ho preso coscienza di quanto mi piacerebbe insegnare queste tecniche, immaginandomi che ciascuno possa imparare a porre il proprio telaio in un intimo ed inviolabile angolo di casa, nella propria “stanza tutta per sé”, come diceva Virginia Wolf, un luogo dove si determini la possibilità e si viva la libertà di esprimere sé stessi. Ma questa è un’altra storia e ve la racconterò a tempo debito…
E in questo “pensare”, le mie mani hanno acquisito abilità e velocità. Le tecniche di ricamo che ho appreso riguardano gli sfondi, i soggetti particolari, le bordure e gli elementi in 3D.
La gestione degli sfondi è avvenuta utilizzando tecniche diverse, anche se, di fatto, si è trattato di applicare piccoli elementi come perline e paillettes. Sono stati posati “in linea” ed “en vermicelle“. In alcuni settori più circoscritti, invece, sono stati utilizzati filati, ricamando ad ago e a crochet, con punti piatti e a catenella, in un ricco esercizio di concatenamento di stili e materiali differenti.
In queste ultime settimane, sono i singoli soggetti i protagonisti del lavoro: il piccolo daino, l’uccellino, i fiori a quattro petali, i rametti, i fiori di paillettes e seta, le greche su bourrage. Ho usato ogni tipo di materiale, incluse pelli, ciniglia e bijou di varie dimensioni, oltre alle classiche perline e paillettes, quasi tutti applicati ad ago. L’uccellino è stato ricamato interamente con filati e rafia ad ago.
Altro elemento importante sono state le bordure che mi hanno permesso di esercitare l’applicazione, sempre ad ago, di differenti passamanerie, nastri metallici e di seta, filati in seta e perline in “point tiré“. Ho esercitato anche l’applicazione di paillettes “in piedi”, la tecnica che, in questi cinque mesi di formazione, mi è risultata la più difficile da attuare.
Ho inoltre imparato a preparare elementi in 3D, che vengono ricamati all’esterno del tableau, poi ritagliati e rinforzati con un materiale speciale (un foglio di tessuto-non tessuto collante) e successivamente riapplicati sul tableau stesso. Utilizzando sia il crochet sia l’ago, ho ricamato foglie, fiori e l’ala dell’uccellino. L’applicazione di questi elementi è avvenuta ad ago, avendo cura di creare la tridimensionalità della forma. Infine, il corso mi ha consentito di realizzare delle rose in seta.
Il lavoro più lungo e che ha richiesto più pazienza è stato il ricamo della cornice, costituita da perline, paillettes, filati metallici e ciniglia, posati a crochet e ago. Un infinito esercizio di pazienza e manualità, indispensabile per acquisire la velocità di posa ed, in fondo, la via per l’essenza del ricamo.
In tanti mi hanno chiesto se sia valsa la pena investire in questo corso.
Sì, senza indugi, perché è stata, prima di tutto, un’esperienza di qualità e bellezza in questo tempo dove è difficile si riconosca valore ad un lavoro ben fatto. Circondati dall’approssimazione, dal “tanto per fare” o dal “tanto va fatto”, è importante scegliere di fare fatica per costruire il proprio capolavoro. Occorre insegnare alle proprie mani e alla propria testa a “fare bene”, perché solo così che ciascuno di noi può raccontare il valore della propria storia.
Su questo tableau ho “posato” molto di me. Oltre a perline e filati, oggi, vi ritrovo le mie attese, i miei desideri, le mie paure. Ho seminato molto ma sento che è cominciato il momento del raccolto.