Patrimonio culturale di Francia, questa tecnica classica è all’origine dell’utilizzo del famoso uncinetto, oggi strumento fondamentale della broderie d’art che consente l’applicazione di un numero pressoché infinito di materiali.
Come vi accennavo in un precedente post nell’estate del 2016 sono stata a Luneville, nella Francia del Nord, regione del Grand Est in Lorena, vicino a Nancy, per imparare ad utilizzare il mitico uncinetto da ricamo chiamato, appunto, crochet de Luneville. Nonostante oggi sia famoso perché utilizzato nei ricami per l’alta moda e più in generale per la broderie d’art, si è certi venisse già utilizzato come strumento per il ricamo classico già dalla prima decade del 1800.
Vi ho già raccontato qui dei luoghi, della tecnica che ho imparato, della preziosità dell’esperienza in sé. Oggi mi concentro nel raccontarvi delle informazioni che ho raccolto per quanto concerne il point de Luneville curiosando qua e là tra i libri che ho intorno e in internet. Un tassello in più nella mia ricerca dei momenti e dei contesti che sono stati cruciali nell’evoluzione delle tecniche di ricamo antiche.
Pare che in quel periodo e in quell’area della Francia, l’inizio dell’800 nella regione della Lorena appunto, si producevano prevalentemente ricami in broderie blanche lavorando ad ago con punti tradizionali. Si racconta che fossero luoghi di produzione consistente e che l’intera area fosse già rinomata per la preziosità dei ricami realizzati, apprezzati anche dall’imperatrice Josephine che li portò a Parigi e in America, nel corso di una visita nel nuovo mondo, contribuendo a diffonderne la fama (C. Fauque; La Broderie : Splendeurs, mystères et rituels d’un art universel; 2007).
Da quello che oggi leggo deduco che, con estrema probabilità, l’introduzione dell’uncinetto fu un fatto del tutto casuale, un tentativo: semplicemente ci si rese conto che l’utilizzo di un uncino per passare il filo da una parte all’altra del tessuto teso consentisse nuove esplorazioni nei disegni e la possibilità di lavorare molto più velocemente, probabilmente recuperando antiche tradizioni asiatiche.
Cominciando ad utilizzare questo uncinetto si definiscono man mano gli elementi caratterizzanti della tecnica classica denominata Point de Luneville, basata sulla realizzazione di un solo punto, il point de Beauvais, declinato in moltissime varianti definite “a giorno”.
Questo punto è una pietra miliare nel ricamo tradizionale francese: appartiene alla famiglia dei punti a cappio ed è altrimenti definito punto catenella “a filo continuo” o “a tamburo” e viene realizzato mediante un uncino, il crochet appunto, che permette il passaggio del filato da ricamo da una parte all’altra del tessuto, posto in tensione su telaio (A. Wanner, J. Richard; Punti di Ricamo; 2014).
L’utilizzo di questo uncinetto da inizio ad una vera e propria rivoluzione: le ricamatrici avviano una produzione ben più consistente di abiti e biancheria, sia per la casa sia per le funzioni liturgiche di rito cattolico: la realizzazione dei ricami diventa estremamente veloce, i punti riescono a raggiungere dimensioni ridottissime favorendo quindi lavori di estrema precisione e con design sempre più complessi.
La crescente qualità dei manufatti è inoltre evidente sui tessuti di supporto che non si arricciano né si deformano perché poco manipolati grazie al supporto dei telai. Si racconta venissero utilizzati tessuti sempre molto leggeri come tulle, batista e pelleovo in cotone, più raramente lini molto fini e mussole di seta. I filati sono sempre piuttosto sottili di lino o cotone (Les beaux art du fil; Histoire de la broderie).
Bianco su bianco, ovviamente, o al massimo ecrù. E, privilegiandolo, ci si specializza sul tulle di cotone. E’ la tecnica Point de Luneville che si è definita nei suoi connotati fondamentali tanto da far apparire l’eleganza tipica del merletto.
Il mercato aumenta, aumenta la richiesta di questi manufatti e per le donne di questi luoghi è davvero una occasione di impiego e di guadagno importante: il lavoro è svolto in prevalenza nelle case, sia nei centri abitati sia nelle campagne e su commissione, da parte di intere generazioni di ricamatrici praticamente per quasi un secolo. I manufatti sono prodotti per uso liturgico (tovaglie d’altare, bordi per vesti e cotte sacerdotali) o come complementi preziosi per abiti, vesti battesimali, cappellini, scialli e altro (Conservatoire des Broderies de Luneville, patrimoine). Qualcuno di questi manufatti è oggi visibile proprio nelle sale del museo permanente del Conservatoire, ma mi domando se qualcuno ne ha visti altrove. Dove sono? In quali musei, a parte quello del Conservatoire, posso ammirare qualcuna di queste opere?
Ma tutto è in evoluzione, lo sappiamo, ed è così che nel 1867, Monsieur Louis Ferry-Bonnechaux, ricamatore di Luneville, pare realizzi per la prima volta il point de Beauvais con un filato di perline al posto di un filato semplice, lasciando una perlina tra un punto e l’altro. Questo metodo gli consente di posare le perline una ad una, in maniera estremamente veloce, operando sul retro del lavoro.
Ed una nuova rivoluzione nelle tecniche dell’ornamento investe l’intero mondo moda: si corre verso il periodo dell’Art Nouveau e della Belle époque con paillettes perline e lustrini, filati di seta colorati per ricami artistici sempre più complessi (C. Fauque; op. cit.). Ma questa è tutta un’altra storia …
Oggi è il Conservatoire des Broderies de Luneville che, grazie ad una equipe appassionata e intraprendente, garantisce la conservazione e la valorizzazione del patrimonio di conoscenze relativo alla tecnica classica del Point de Luneville. E così nel silenzio di un’ala di questo aristocratico e imponente castello ancora oggi è possibile assaporare il gusto antico del punto dopo punto, facendo un salto indietro di almeno 200 anni.
Secondo il mio modestissimo parere, se avete la possibilità di imparare ad utilizzare questo strumento in trasferta è proprio da qui che sarebbe bello cominciare, immergendosi nei luoghi, esplorando luci e colori di questo angolo di Francia che per tanto tempo ha custodito pensieri, sogni e attese di intere generazioni di silenziose ricamatrici. E noi lo sappiamo quanto il silenzio del ricamo possa essere popolato di voci e suoni, luci e ombre; in questi luoghi ci sono ancora molti silenzi da poter ascoltare.
E se non potete andare in Francia venite da me, vi insegno io ad utilizzare questo strumento e cercheremo insieme voci e suoni, luci e ombre … e silenzi della nostra fantasia. A presto.