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    Un corso di ricamo unico nel suo genere alla Fondazione Arte della Seta Lisio

    03 Novembre, 2021

    Alla fondazione Arte della Seta Lisio di Firenze ogni anno viene organizzato il corso “Riconoscimento dei punti e delle tecniche di ricamo” caratterizzato da rigore scientifico e didattica di alto livello.

    corso di ricamo alla fondazione lisio

    Il mio progetto di ricerca mi ha spesso portato a cercare oltralpe corsi di formazione che riuscissero a soddisfare la mia curiosità intellettuale e il mio bisogno di tecnicismo di precisione. A Firenze, tuttavia, sono riuscita a trovare un corso di formazione che mi ha letteralmente stregato e che ha pienamente soddisfatto le mie aspettative. Si tratta appunto del corso “Riconoscimento dei punti e delle tecniche di ricamo” che ho seguito qualche anno fa e che ancora oggi costituisce un riferimento teorico sicuro anche per l’organizzazione della didattica dei miei corsi.

    Cosa andavo cercando?

    Quando ci si approccia al mondo del ricamo, e me lo confermano diverse mie allieve, il senso di smarrimento di fronte ad una offerta così ampia e variegata di tecniche e di effetti mette spesso in soggezione. Non è infatti banale decidere da dove partire e ancor meno lo è fare ordine mentale di fronte a cotanta offerta e disponibiità di libri, manuali, corsi ecc…

    E poi il grande dilemma: che differenza c’è tra punti e tecniche? Quando un punto diventa tecnica?

    La mia testa non funziona facilmente con approcci generalisti basati su elenchi. Ed è qui che ho cominciato a chiamare in causa la sistematica, che ha accompagnato la mia formazione scientifica e il mio approccio al lavoro in ambito geologico. Tanto per capirci: prima si conoscono i minerali, così poi si possono conoscere le rocce che permettono, a loro volta, di… comprendere le montagne. Ecco: l’ho fatta facile, i geologi mi perdoneranno.

    La sistematica, può essere intesa come “[…] il metodo di ordinamento delle conoscenze, […] in un complesso organico o sistematico”.

    Treccani,

    Ecco la sistematica per me è l’arte del riordino. E’ una sorta di schematizzazione allo scopo di spiegare la complessità, ma non certamente di ridurre a semplice ciò che se semplice non è. La sistematica permette di riunire in gruppi omogenei, di ritrovare le cose attraverso dei criteri, di trarre delle conclusioni. E quindi di capire.

    Quello che cercavo era un criterio per ordinare la teoria e la tecnica del ricamo. Con questo corso ho compiuto il primo passo.

    Lo scopo del corso

    Questo corso è pensato per fornire strumenti internazionalmente riconosciuti per il riconoscimento dei punti e delle tecniche del ricamo. L’obiettivo è quello di rendere autonomi gli studenti nell’osservazione dei manufatti ricamati in diverso grado di conservazione, grazie all’utilizzo di terminologia univoca e internazionalmente riconosciuta.

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    Insegnante di questa affascinante materia è Thessy Schoenholzer Nichols che ha declinato le sue lezioni in una didattica davvero stimolante. La dott.ssa Schoehnholzer Nichols è restauratrice e studiosa di costumi, ricami e merletti antichi che ha lavorato al Metropolitan Museum of Art di New York e alla Galleria del Costume di Firenze, collaborando per molti anni con istituzioni italiane ed estere studiando le collezioni tessili e i costumi. Attualmente lavora presso il Textilemuseum di St. Gallen in Svizzera.

    La docente ci ha condotto lungo un percorso di studio davvero affascinante che provo a riassumervi nei paragrafi che seguono

    Le premesse fondamentali

    Nella prima tappa di questo percorso di studio si è concentrata l’attenzione su una primaria classificazione dei punti in monodimensionali e bidimensionali e sulla loro importanza ai fini dell’analisi dei motivi ornamentali e decorativi che ne conseguono.

    Successivamente ci si è focalizzati sull’analisi delle caratteristiche merceologiche dei filati utilizzati sia per il ricamo in senso stretto sia per la tela di supporto. Abbiamo quindi esplorato le caratteristiche di cotone, seta, lino/canapa, lana e fibre sintetiche in termini di percezione. Si sono quindi analizzati i diversi tipi di torsione dei filati, i passaggi caratterizzanti la filiera produttiva e si è ragionato sull’importanza del colore.

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    Le tecniche di ricamo

    Il cuore della formazione, almeno per quanto riguarda le mie aspettative, è stato lo studio delle diverse tecniche, una volta chiarita la natura del concetto di “punto di ricamo”.

    Quelle che vengono riconosciute come “tecniche” ai fini classificatori sono le seguenti: a fili contati; a effetto sfilato; sfilature; punto tagliato; ricamo libero; ricamo a intaglio.

    Ho quindi compreso che la tecnica, in senso stretto, di fatto descrive la modalità di realizzazione di un ricamo e non l’effetto che ne viene determinato. Quelle che notoriamente vengono chiamate tecniche nel “dire” quotidiano altro non sono che tipi di applicazione della tecnica, che spesso si rifanno ad un contesto geografico particolare dove sono state sviluppate caratteristiche estetiche ben precise. Nella classificazione proposta vengono infatti chiamate “tipologie” e molto spesso includono il toponimo di riferimento (es. punto Assisi o Ars Panicalensis).

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    La scheda descrittiva per l’analisi tecnica del ricamo

    Addentrandosi nella specificità di un singolo manufatto ci sia accorge di quanto la sua descrizione di dettaglio sia un processo complesso e pieno di insidie.

    In questa parte del corso, l’insegnante ci ha prestato alcuni suoi campioni di studio e ci ha stimolato a condurre una descrizione analitica di tali manufatti a partire da una scheda tecnico-descrittiva di sua elaborazione. Tale scheda, che riferisce in contenuti e struttura a quelle degli standard internazionali riconosciuti, è stata uno scrigno di informazioni e possibilità.

    La parte per me indubbiamente più difficile di questo percorso descrittivo è stata quella di riconoscere i singoli punti utilizzati nei manufatti di riferimento. Per aiutarci nel riconoscimento di questi ultimi, l’insegnante ci ha condotto nel mondo della nomenclatura che per me è stata una vera rivelazione. Soprattutto per il fatto che mi è stato fatto capire quanto importante sia per il riconoscimento di un punto il suo effetto sul retro del lavoro.

    Ma come avere un riferimento univoco nella nomenclatura? I contenuti terminologici del corso che l’insegnante ci ha proposto fanno riferimento ad una pubblicazione del Textilemuseum di St. Gallen:

    Anne Wanner, Jean Richard; Sticksiche, Embroidery Stitches, Point de Broderie, Punti di Ricamo; Textilemuseum St. Gallen; 2014

    Gli autori sono membri del Centro Internazionale per lo Studio dei Tessili Antichi (CIETA) di Lione, associazione internazionale fondata nel 1954 per incoraggiare e promuovere la ricerca storica sui tessili. Da allora i suoi membri hanno lavorato per stabilire una terminologia precisa per gli strumenti, i processi e le strutture del tessile, tra i quali hanno incluso anche i ricami.

    Questo testo rappresenta la sistematica dei punti di ricamo così come ho sempre inteso che fosse necessario. Una sorta di ordine generale classificatorio del quale ho tutta l’intenzione di parlarvi più in dettaglio in un prossimo post. E’ ordinabile direttamente presso il Textilemuseum scrivendo direttamente nei contatti (info@textilmuseum.ch).

    Ecco cosa resta

    Tre cose fondamentali.

    Innanzi tutto la certezza che voler conoscere è necessario perché lo studio e la ricerca teorica, se approcciati con metodo, ci mettono nella condizione di fare ordine mentale. Di conseguenza, l’ordine mentale ci permette di comprendere, di superare i nostri limiti e di relazionarci in una comunità di studiosi e appassionati che parlano la medesima lingua. Con una buona base teorica, inoltre, è più facile dare spazio alle proprie capacità creative in qualunque declinazione si voglia.

    Secondariamente è per me stato illuminante lo scoprire che il ricamo a crochet de Luneville rientra perfettamente nella classificazione del CIETA (cod. 5-507). E’ stata una scoperta importantissima che nobilita la Broderie d’Art nell’ambito dello studio dei tessili antichi, spesso invece ghettizzata nel solo ambito del ricamo per la moda.

    In ultimo mi porto a casa la consapevolezza che c’è davvero bisogno di scambio culturale in questo mondo di fili e perline colorate. Evolvere come ricamatrici o ricamatori, anche solo per passione, non dovrebbe prescindere da un sapere condiviso che, insieme alla lentezza, costituisce a mio avviso un necessario indice di sostenibilità. Ma anche di questo parleremo più avanti…

    Concludo con un semplice invito: partecipate a questo corso perché vi aprirà a prospettive nuove. Di questi tempi è organizzato on-line, tenete d’occhio le date su sito della Fondazione Lisio e sono certa che non ve ne pentirete.

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