
La “parete” dedicata ai filati Fil Au Chinois
La merceria più bella che io abbia mai visto: se un giorno dovessi aprirne una, vorrei che fosse più o meno così… con l’aggiunta di perline e paillettes!
Parigi è una città speciale, non c’è dubbio. Lo è per molte ragioni e ciascuno può trovare la sua. Per me lo è soprattutto perché è la capitale indiscussa del ricamo contemporaneo e perché qui si vive questo “concetto” come una vera e propria arte viva. Parigi è la città delle maison e atelier di ricamo collaboratori dei più grandi stilisti, delle scuole di ricamo più prestigiose al mondo e anche di tutto l’universo di piccoli e grandi fornitori di materiali per realizzarli che vantano una storia di almeno 200 anni. Ed è la storia di uno di questi “fornitori” che vi voglio raccontare oggi, la storia di una piccola merceria del centro molto particolare: la merceria Sajou.
La storia della casa Sajou iniziò nel 1828, quando Jacques-Simon Sajou fondò una merceria per “opere femminili”, sull’Ile de la Cité, con l’obiettivo di pubblicare e vendere album di schemi di ricamo a prezzi economici e accessibili ad un vasto pubblico. Passo dopo passo, in questo suggestivo angolo di Parigi la merceria diventa un vero e proprio riferimento per le appassionate di ricamo che fanno crescere la fama di questi album in tutta Europa. Alla morte del fondatore, avvenuta nel 1882, la merceria ha continuato a resistere, superando due guerre e almeno due crisi economiche, fino a chiudere tristemente i battenti nel 1954.
Nel 2004, esattamente cinquanta anni dopo, questa mitica merceria riapre le sue porte in rue du Caire, nel II arrondissement, grazie alla passione di Frédérique Crestin-Billet, agguerrita raccoglitrice di cimeli e instancabile studiosa del curioso e appassionante mondo delle mercerie d’antan.
Entrare oggi alla merceria Sajou è una vera gioia per gli occhi. Un trionfo di colori in ogni angolo che trasmette prima di tutta una sensazione di “possibile” e di “a portata di mano”. Tutti questi colori sono lì per essere toccati, fatti scivolare tra le dita, godere e gioire della loro consistenza. La fantasia decolla e per un istante sembra tutto possibile: imparare tutto, realizzare tutto, acquistare tutto… Gli espositori, in stile antico, consegnano il materiale allo sguardo e al tatto: la qualità dei filati, l’originalità delle custodie di aghi e spilli, le forbici deliziose, i ditali da collezione in porcellana e argento finemente illustrati, gli schemi di grande gusto estetico, le scatole di cartone con immagini ottocentesche in colori attuali…

La “parete” dedicata alle lane St. Pierre
La merceria Sajou oggi è tornata ad essere una vera e propria istituzione per le ricamatrici francesi sia nostalgiche sia contemporanee. Ma che cos’ha di così speciale questa merceria? A mio avviso due cose: prima di tutto si propone come un riferimento per imparare l’arte del ricamo in molte delle sue innumerevoli tecniche e manifestazioni e, al tempo stesso, rende disponibile materiale di altissima qualità e di esclusiva fabbricazione francese. Pare che in particolare i giapponesi la adorino, non solo quelli di passaggio ma anche coloro che a Parigi si fermano a studiare…
I corsi che si tengono presso la merceria spaziano dal ricamo classico al ricamo Luneville, dal punto croce al boutis, dal chiacchierino al ricamo con applicazioni ad ago, dallo stumpwork al punto umbro antico (!). A questi si aggiungono corsi di cartonaggio, piccolo cucito o maglia. Questi sono i corsi che si propongono con regolarità ma ci sono anche occasionali workshop di tecniche meno note proposte con l’obiettivo di renderle note al grande pubblico.
L’attività è quindi molto frenetica in questo piccolo angolo di Parigi e gli insegnanti che vengono invitati a tenere i corsi sono davvero autorevoli. Per esempio il corso di ricamo Luneville è tenuto da Aude Rémi, la mia insegnante al Conservatoire de Broderies de Luneville (vi racconto la mia esperienza qui), il corso di applicazioni ad ago è tenuto da Carole Magne con la quale ho fatto un workshop alla fiera del ricamo Fili Magici di Vinovo lo scorso mese e il corso di boutis è tenuto da Hubert Valeri, indiscusso maitre du boutis en France, che ho avuto occasione di incontrare allo stesso evento. E questi sono solo quelli che conosco io, piccola italiana a Parigi…
Per quanto invece riguarda l’offerta di materiali da merceria, come accennavo, vengono proposti solo articoli realizzati in Francia: forbici prodotte in Haute-Marne, le scatole di cartone in Auvergne, i dadi in porcellana in Bretagna, i tessuti nei Pas-de-Calais, i nastri a Saint-Etienne, i pizzi a Puy-en -Velay, gli aghi e gli spilli in Normandia, tanto per citare i più famosi.

Dettaglio sugli espositori di filati in lino Fil Au Chinois
Ma ciò che adoro in questa merceria sono i filati, in particolare i mitici Fil Au Chinois, un marchio molto antico la cui produzione cominciò all’inizio del diciannovesimo secolo, nel periodo in cui l’orientalismo era particolarmente di moda e si importavano colori e gusto per l’essenziale. “Au Chinois“, significa semplicemente “Illustrated of a Chinese” e storicamente i filati di questo marchio sono da sempre prodotti nel nord della Francia. Anche la storia di questo marchio è particolarmente interessante: fallita la produzione da moltissimi anni, il marchio è stato ri-acquistato nel 2007 da Olivier e Bruno Toulemonde, due industriali del nord che hanno deciso con tenacia di riavviare la produzione con una particolare attenzione all’ambiente. Con un packaging accattivante e colorato, rielaborato anche grazie alle competenze di Frédérique Crestin-Billet, viene data una spinta molto innovativa alla produzione: i filati sono di altissima qualità, di ottima resa e presentano una buona disponibilità cromatica.
Ci sono due tipi di filati dei quali non posso più fare a meno. Sono i bozzoli Fil Dentelle Calais e i Fil à Gant, entrambi a marca Fil Au Chinois.
I Fil Dentelle di Calais, sono filati in cotone egiziano a tre fili ritorti e mercerizzati. Sono disponibili in piccoli bozzoli di 5 grammi (circa 110 metri di filato) appositamente pensati per la realizzazione di merletti. Sono gli equivalente del cotone Dentelle DMC n.80. Io li uso con molta facilità anche con l’uncinetto di Luneville e devo dire che sono estremamente piacevoli da lavorare, resistenti con una lucentezza molto naturale, come piace a me. I bozzoli si srotolano dal centro e questo impedisce la formazione dei nodi quando si lavora a filo continuo. Mi sono regalata la collezione completa (72 colori) un paio di anni fa e devo dire che li utilizzo con una cura e una attenzione particolare. Della gamma completa, 24 colori sono sfumati in diverse gradazioni molto originali. Sono chiamati “Calais” in omaggio alla città di Calais capitale del merletto meccanico di tradizione francese: fu infatti in questa città che all’inizio del XIX secolo, i pionieri delle manifatture tessili inglesi costruirono i primi telai meccanici con l’intento di imitare i mitici pizzi francesi.

La mia collezione di bozzoli Calais Fil Dentelle Fil Au Chinois
I Fil à Gant invece sono una vera e propria istituzione per coloro che si occupano di broderie di Luneville, la tecnica prevalente nel ricamo alta moda. Come suggerito dal nome, questi filati sono nati per cucire e riparare i guanti ma oggi gli usi sono molteplici e più orientati verso le applicazioni, il patchwork e il cucito a mano qualora siano necessarie cuciture particolarmente resistenti. Si tratta di un filato di cotone lucido a titolo 120: le sue caratteristiche fondamentali sono l’estrema finezza e la resistenza, caratteristica questa necessaria a trattenere perline e paillettes in vetro e plastica con una potenziale capacità di taglio. La resistenza è garantita da un trattamento del filato con della cera ma per il momento non conosco maggiori dettagli; cercherò di informarmi e vi racconterò. Questi filati, disponibili in 30 colori, sono talmente fini da riuscire a mimetizzarsi molto bene con quasi qualunque colore di perline o paillette. Ad oggi, che io sappia, quasi tutti i ricamatori haute-couture utilizzano esattamente queste filato, con queste caratteristiche e di questa marca, ed io, sinceramente, non posso far altro che consigliarlo.

La mia collezione di Fil à Gant Fil Au Chinois
Per cultori veri: gli studi e la passione di madame Crestin-Billet sono raccontati in un bellissimo libro fotografico dal titolo “Mercerie d’antan” (bilingue francese e inglese). Uno scrigno di 200 pagine con fotografie e racconti di forbici, ditali, metri da sarta, aghi, spilli, filati, nastri, pizzi, pubblicazioni di modelli di ricamo e antichi album Sajou, per rinnovare ricordi e fissare la memoria come si conviene ad una vera e propria arte, quella del ricamo.
Se siete appassionati ricamatori, amanti del bello e curiosi ricercatori di originalità e alta qualità non potete fare a meno di fare un salto da queste parti. Come avrete capito, vi conviene andarci dopo aver rotto il salvadanaio perché niente è a buon mercato. Ma l’esperienza all’Ecole Lesage me lo ha insegnato: produrre ricami di qualità richiede materiale di qualità, senza alcuno sconto.
Sono nel mio periodo francese, lo ammetto, ma ora che sono rientrata mi sto molto ridimensionando e lo so bene che la qualità di molti filati italiani è altrettanto prestigiosa… Di questo però vi parlerò nei prossimi post.